Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

Sabba e pleniluni nella Stregheria Italiana

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2007 00:37
11/01/2007 00:29
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 144
Registrato il: 11/08/2006
Utente Junior
Sabba e pleniluni nella Stregheria Italiana



La Natura tutta detta i propri cicli continuamente, così che ad ogni estate segua un nuovo inverno e ad ogni plenilunio sussegua un novilunio. Basta guardarsi attorno per comprendere come funziona. Per noi streghe tutto ciò non ha nulla a che vedere con astruse teorie astro-scientifiche, bensì reputiamo reale e concreto ciò che la Natura da sempre ci mostra, e tutto ciò sotto i nostri occhi, tutto alla luce del sole e soprattutto della luna.
Questa concezione ciclica del tempo la possiamo sintetizzare graficamente in otto punti, ciascuno dei quali corrisponde ad un determinato lasso di tempo o di passaggio sacro che in Stregheria è concomitante con i cosiddetti Sabba, suddivisi in maggiori e minori. Ogni Sabba porta con sé un bagaglio storico-mitologico non indifferente ed è in analogia con l'evoluzione del sole e della luna secondo il ciclo annuale dell'esistenza terrestre. Gli otto Sabba annuali della Stregheria prevedono la divisione di due cicli ben definiti: il primo è determinato dall'evoluzione solare, attraverso i due solstizi e i due equinozi; il secondo si può ulteriormente suddividere in quattro fasi che per comodità chiameremo "agrarie", e cioè semina, fioritura, maturazione e raccolto.

Sabba o Tregende
- 31 ottobre su 1 novembre - Calenda - Capodanno magico
- 20 su 21 dicembre - Saturnalia - Solstizio d'inverno
- 1 su 2 febbraio - Candelora - Primavera magica
- 20 su 21 marzo - Primiera - Equinozio di primavera
- 30 aprile su 1 maggio- Calendimaggio - Estate magica
- 20/24 giugno - Le Erbe o San Giovanni - Festa della rugiada e delle erbe
- 31 luglio su 1 agosto - Il Raccolto - Festa del raccolto
- 20/23 settembre - Secunda - Equinozio d'autunno

Feste minori
- 7 gennaio - Mascherata - Carnevale
- 15 agosto - Mezzestate - Ferragosto
- ogni 28 giorni circa - Pallas o Plenilunio - Luna piena

A loro volta i Sabba si dividono in maggiori e minori. Ai Sabba Maggiori appartengono le quattro feste principali del calendario stregonesco quali: Calenda, Calendimaggio, Candelora e Il Raccolto; ai Sabba Minori: Saturnalia, Primiera, Le Erbe e Secunda.
Calenda e Calendimaggio in particolare contribuiscono all'equilibrio esoterico della Ruota delle streghe, in quanto fungono da portali magici tra il mondo delle Ombre ed il nostro.

Calenda (notte del 31 ottobre su 1 novembre) - La tenebra
Il primo novembre cade la grande festa di Calenda, o Samhain (pronuncia: Souìn), il cui nome in gaelico significa "fine dell'estate", che rappresenta da sempre l'inizio della parte oscura dell'anno stregonesco. In antichità a Calenda cominciava la prima delle due grandi stagioni dei Celti, Geirnred che aveva termine a Calendimaggio o Beltane con l'inizio della stagione estiva, Samradh. In seguito vennero aggiunte altre due stagioni, Earrach e Foghamar con inizio a Candelora e termine alla festa del Raccolto.
Per le streghe il momento che segna l'inizio di una stagione e la fine di un'altra non appartiene a nessuna delle due, è una sorta di anti-tempo, una sottile linea di confine spazio-temporale dalla potente valenza magica. Per questo motivo le streghe scelgono per i loro rituali determinati momenti magici come l'alba o il crepuscolo, il mezzogiorno o la mezzanotte.
Secondo la tradizione stregonesca a Calenda è possibile comunicare con gli altri "regni" e poiché la linea di demarcazione tra questo e gli altri mondi in questo momento è molto sottile, ai vivi è permesso visitare il regno dei morti e viceversa, perché i portali del Sidhe (il Regno di Mezzo) rimangono aperti e questo fa sì che scorra tra i vari regni un'energia ultraterrena notevole. A Calenda le streghe festeggiano la vita nella morte, per non dimenticare a se stesse che ogni fine è un nuovo inizio ed ogni morte in questo mondo è una nascita nell'altro. Calenda è anche il giorno che celebra la fine dell'ultimo raccolto dell'anno, quello delle mele e delle nocciole, frutti sacri del Sidhe, simboli della sapienza stregonesca, e regalati agli umani dalle fate.
Come per altri Sabba, anche per Calenda il fuoco ha importanza rilevante: le streghe accendono i loro falò nei boschi e sulle colline ed attendono in silenzio attorno al tepore di quella sacra fiamma che gli spiriti dei defunti che hanno ricordato si congedino da loro in pace. All'alba del primo novembre ogni antica strega accendeva la propria torcia dal fuoco del Sabba e con la stessa riaccendeva il proprio focolare di casa come buon auspicio di luce per l'inverno da trascorrere. Si dice che l'abitudine a Calenda di accendere i lumini e collocarli all'interno di zucche cave sia da attribuirsi ad un'antica usanza celtica per cui ogni guerriero facesse lo stesso dentro il cranio di ogni suo nemico ucciso.
Secondo la religione delle streghe, a Calenda il Dio cornuto (il Sole - Splendor o Lucifero per le streghe italiane) affronta il viaggio attraverso il regno dell'oscurità, mentre la Dea Madre (la Luna - Diana per le streghe italiane) piange il suo amante ormai lontano, che tuttavia ha fecondato il suo ventre con il nuovo seme primaverile. Diana come Cerridwen dei Celti quindi, madre di vita futura dove il suo magico calderone viene visto come grembo materno di rinascita post-mortem. Per questa ragione Calenda è un periodo di riflessione, di intime riscoperte personali all'insegna del cambiamento di ciò che in noi poco ci piace, per arrivare spiritualmente preparati alla nostra rinascita, conservando lo spirito saggio accumulato dal passato. E' il periodo ideale per commemorare il ricordo dei nostri cari defunti ed è particolarmente propizio per tutti i tipi di divinazione. Calenda fu cristianizzata come Ognissanti e spostata dalla data originaria del 13 maggio da papa Gregorio IV nell'anno 834.

Saturnalia (Notte del 20 su 21 dicembre) - La rinascita
Il 21 dicembre, solstizio d'inverno, sulla Terra tutta regna l'oscurità, infatti in questo giorno il sole compie il suo più breve giro attraverso il cielo facendo sì che si abbia il più ridotto periodo di luce di tutto l'anno, anche se dal giorno dopo le giornate ricominceranno pian piano ad allungarsi. Saturnalia celebra la morte del Dio Sole, la sua trasformazione e la sua rinascita nel ventre della Dea. L'attuale Natale non è nient'altro che la versione cristiana della rinascita pagana del Sole; fu papa Giulio I attorno all'anno 348 a fissare la ricorrenza il 25 dicembre per ricordare la nascita di Gesù Cristo, creando una celebrazione alternativa alla più popolare festa pagana di quei tempi.
Ma già allora a Roma fra il 17 e il 23 dicembre si celebravano i Saturnali, dove veniva nominato un re che regnava per un'intera settimana di grande festa fra suntuosi banchetti, circhi e orge, dove gli schiavi prendevano il posto dei padroni e viceversa. Le attuali decorazioni natalizie richiamano l'antica usanza di mantenere vivo lo spirito della vegetazione con piante sempreverdi. L'albero di Natale, l'abete, rappresenta in realtà l'Albero del Cosmo delle mitologie nordiche. Se appendiamo ai suoi rami luci e frutti dorati è per celebrare il mito solare. L'albero di Natale ha in effetti origini pre-cristiane. Si attribuisce la sua introduzione a Martin Lutero, nella Germania del XVI secolo.
Il Solstizio d'inverno può essere per noi un momento molto calmo e importante, in cui nella silenziosa e oscura profondità del nostro essere, noi contattiamo la scintilla del nuovo sole. Questa è anche una opportunità per gioire e abbandonarci a sentimenti di ottimismo e di speranza: come il sole risorge, anche noi possiamo uscire dalle tenebre invernali rigenerati.
Ci sono tanti modi per celebrare a livello spirituale questa festa: possiamo decorare la nostra casa con le piante di Saturnalia oppure fare un albero solstiziale. Non un solito albero natalizio, bensì un albero decorato con tante piccole raffigurazioni del sole. Un metodo molto originale per decorare l'albero di Saturnalia è quello di appendere ai sui rami tanti cartoncini colorati di rosso sui quali scriveremo il nome di una persona per noi importante. E' una decorazione semplice ma è un modo come un altro per ricordare gli amici che abbiamo a cuore in un momento così importante e riflessivo. O ancora possiamo alzarci all'alba e salutare il nuovo sole. Si possono accendere candele o luci per rappresentare la nascita delle nostre speranze per il nuovo anno. Possiamo anche compiere una celebrazione più rituale, con l'accensione del ciocco. Anche se non abbiamo un caminetto in casa possiamo accenderlo nel nostro giardino, o in un prato insieme ai nostri amici.

Candelora (Notte del 1 su 2 febbraio) - La primavera delle streghe
In questo periodo siamo attenti al cambiamento che si manifesta intorno a noi, poiché la luce rinata a Saturnalia comincia a crescere e le giornate pian piano si apprestano ad allungarsi. Ci troviamo nel periodo di Candelora o Imbolc (pronuncia Immol'c) dove il significato etimologico del termine ci invita al concetto spirituale di questa importante ricorrenza. Imbolc infatti sembra avere origine da Imb-folc, cioè "grande pioggia" e ancora oggi in molti paesi di origine celtica questa celebrazione porta il nome di "festa della pioggia".
Presso i popoli celtici Imbolc era conosciuta anche come Imbolg, il cui significato è "nel grembo", in rapporto al risveglio di tutta la Natura tra i fianchi della Grande Madre Terra. Candelora fa parte delle quattro grandi feste del Fuoco Sacro, poiché anche in essa, come per Calenda, Calendimaggio e Il Raccolto, l'accensione della Sacra Fiamma del Sabba o Falò d'altare, costituisce l'elemento fondamentale di tutta la ritualistica stregonesca di questa sacra celebrazione, sebbene il suo significato si limiti al concetto di luminare o di fonte di luce.
Le streghe di un tempo, specie nei paesi del Nord, si radunavano al sabba per celebrare la Dea della Luce o Brigit (o Brigantia), divinità del triplice fuoco, dell'arte, della fucina, delle tradizioni conservate e della guarigione. In onore della Dea, ancora oggi è in uso tra i contadini appendere dei nastri colorati ai rami degli alberi di loro proprietà, al fine di esorcizzare la malasorte e di segnarli come simulacri delle malattie dalle quali intendono essere guariti.
La Candelora venne cristianizzata come festa di Santa Brigida, in onore della quale in numerosi conventi le suore avevano il compito di sorvegliare quotidianamente il Fuoco Sacro a lei immolato, usanza che immancabilmente ricorda le abitudini pagane delle Vestali che accudivano al Fuoco di Vesta a Roma. In Inghilterra, in particolare nell'isola di Man, si celebrava in maniera similare. In più le streghe preparavano con i rami dei noccioli le "croci di Brigit", croci a braccia uguali racchiuse in un cerchio che stava ad indicare il Dio Sole, tradizione probabilmente derivante da un'usanza pre-cristiana, connessa alla preparazione della semina. Nel giorno della ricorrenza si bruciavano le croci fabbricate l'anno precedente e conservate per la festa. In Italia invece nei primi due giorni di febbraio si celebrava la dea Februa (in latino "februare" significa purificare, per cui febbraio e Candelora sono il periodo di purificazione mentale e corporea) percorrendo i viottoli dei paesi con torce e fiaccole accese in segno di purificazione, mentre i Luperci, o sacerdoti di Fauno, celebravano i Lupercali allo stesso modo abbigliati esclusivamente di pelli caprine.
La Chiesa cristiana per soppiantare queste usanze pagane promosse le sue processioni con i ceri votivi e la benedizione delle candele per i propri altari, ma risulta evidente che il cattolicesimo non è riuscito ad alterare il profondo significato della Candelora e del suo spirito naturale. A Candelora è usanza delle streghe bruciare le decorazioni dell'albero di Saturnalia per fare in modo che gli spiriti malvagi non si insedino in essi e non prendano possesso delle loro abitazioni. Con questa azione le streghe vogliono annientare le scorie negative dell'anno passato e lasciare la porta aperta ai nuovi eventi , ad un nuovo ciclo vitale. E' un'usanza stregonesca festeggiare la Candelora accendendo dei piccoli lumini galleggianti in uno specchio d'acqua o addirittura una bacinella, dando a questo gesto l'accezione della luce novella che emerge dalle acque del grembo di Gea, la Madre Terra.
Candelora è la celebrazione della femminilità naturale ed è anche vista come la festa dell'infanzia della vita, periodo in cui ogni strega guarda con positività e speranza al proprio futuro, lasciandosi alle spalle gli aspetti negativi e le situazioni infauste del passato. Sebbene l'inverno stia continuando il proprio corso, possiamo già da ora notare intorno a noi il timido affacciarsi della primavera con l'apparire dei primi bucaneve, fiori sacri e simbolici della Candelora.
La Candelora oltre ad essere il seguito del periodo meditativo e consapevole del cammino di una strega, offre allo stesso tempo lo spunto per approfondire il potenziale occulto del nostro percorso esoterico, previo un percorso purificativo atto ad allontanare gli influssi venefici accumulati col passare dell'anno trascorso. Tradizionalmente sono noti alcuni piccoli rituali che fanno della Candelora la festa della purificazione mediante la luce, come l'accensione di candele bianche e la conseguente meditazione personale sulle cose e sugli aspetti negativi che vogliamo bandire dalla nostra vita terrena.
In questa ricorrenza è uso comune tra le streghe benedire di nuova luce la propria abitazione, girando per le stanze di casa in senso orario (senso magico apportatore di energia) con in mano la candela bianca accesa, visualizzando la potenza della luce permeare nei muri, nelle suppellettili ed in tutti gli oggetti che "vivono" della nostra esistenza. Le streghe maschio possono recarsi in un bosco o in un prato e raccogliere un dono per la propria casa come una penna d'uccello, una pietra, un sacchetto d'erbe, mentre le streghe femmine hanno il compito di spazzare fuori dall'uscio le energie morte dell'anno trascorso con la propria scopa celebrativa.

Primiera (Notte del 20 su 21 marzo) - Il bilanciamento cosmico
Il perfetto equilibrio tra la tenebra e la luce è segnato dall'equinozio di primavera, e la parola stessa derivante dal latino "æquus nox", sta a significare che il lasso di tempo che intercorre tra il periodo notturno e quello diurno è il medesimo, anche se in questo bellissimo periodo dell'anno le ore di luce stanno soppiantando gradualmente quelle di buio e la Ruota delle streghe si accomoda inesorabilmente verso la bella stagione delle lunghe giornate estive. Per questo motivo la festa di Primiera è accomunata nel paganesimo al pensiero della rinascita e della fertilità.
Nelle tradizioni druidiche la primavera astronomica è festeggiata nelle ricorrenze di Imbolc, Ostara e Beltane che rispettivamente ne scandiscono il tempo: Imbolc come rappresentazione dei primi movimenti naturali di rinascita, Ostara come dimostrazione effettivamente percepibile e Beltane come massima esplosione, in cui tutta la Natura esterna la propria vitalità. Sia a Roma che in altri paesi del Mediterraneo l'inizio dell'anno era segnato dall'avvento dell'Equinozio di primavera e nel culto di Mithra addirittura si fa riferimento ad esso come data solenne dell'inizio di tutti i tempi.
In questo periodo dell'anno pagano a Roma si celebravano le feste "Tristia" e le "Hilaria" in onore di Attis, figlio di Cibele, mentre in Grecia si svolgevano le "Adonie", in onore del bellissimo Adone, l'amato di Afrodite. Parallelamente, a Babilonia gli stessi Dei prendevano i nomi di Tammuz e la sua sposa Ishtar, mentre nei Misteri Eleusini in questo periodo si festeggiava Persefone risalita dal regno di morti al mondo reale. Esiste quindi un parallelismo tra la Primiera pagana e la Pasqua dei cristiani: una comune discesa in un mondo infero per risalire e rinascere successivamente (il Cristo discese all'inferno per la salvezza delle anime giuste).
Possiamo notare in tutte le celebrazioni pagane legate a questo periodo il legame naturale tra il ciclo vitale solare e il suo aggancio al risveglio della vita terrestre, con un non poco marcato simbolismo cosmico quale la relazione tra la divinità maschile, solare e positiva e la corrispondente femminile e negativa legata indiscutibilmente alla Terra o alla Luna. Anche in questo caso come per le feste precedenti, il fuoco e la luce la fanno da padroni nella simbologia celebrativa, tanto che è rimasta intatta per secoli la tradizione di accendere sui campi delle colline più alte i grandi fuochi di Ostara.
L'etimologia della parola Ostara ci riconduce ad Eostre, la stella dell'Est o Venere, dea della fertilità collegabile nell'aspetto divino all'Isthar babilonese e all'Afrodite greca. L'animale totem di Primiera è la lepre, anch'essa simbolo di fertilità, tanto da divenire considerato in alcuni casi uno dei tanti "famigli" delle streghe e essere associato a diverse divinità lunari come Freya, Iside, Afrodite e la stessa Eostre. L'abitudine di consumare uova di cioccolato o uova naturali decorate per la ricorrenza deriva da un'usanza pre-cristiana, essendo l'uovo stesso un emblema vitale di rigenerazione e di creazione, tanto da far supporre l'idea della nascita dell'universo attraverso la schiusa del guscio di un uovo, quale portatore del precursore germe di vita, nell'immaginario di tantissime civiltà. Un uovo divino quindi, generato da una Grande Dea e schiuso agli occhi del nulla più assoluto dal Dio maschile, esordio essenziale per la nascita di tutte le cose.
Ma se l'uovo è l'emblema della festa di Primiera, la sua erba sacra è il trifoglio, rappresentato sovente come il Triskele ed accomunato dagli irlandesi alla ruota solare, al Cerchio magico ed agli Elementi. Primiera è il risveglio di tutta la natura dal lungo letargo invernale, lasso di tempo in cui il seme germogliato a Candelora comincia appieno la sua manifestazione di forza prorompente.
Sebbene l'atmosfera equinoziale porti al nostro organismo influssi benevoli, dobbiamo tenere presente che ogni cambio stagionale repentino può favorire l'insorgere di squilibrio e nervosismo, per questo motivo sarebbe bene in questo periodo trattare con maggiore attenzione il nostro fisico, magari apportando alcune modifiche alla nostra dieta alimentare.
Primiera è un periodo di innovazione pratica, è tempo di mettere in atto tutti i validi propositi che ci siamo prefissi durante il nostro lungo "ascolto interiore" invernale, magari ritagliando quel tempo che solitamente non possiamo concederci durante il resto dell'anno per riuscire ad accrescere il nostro cammino occulto, la nostra rinascita esoterica. Un ottimo spunto, vista la stagione propizia, potrebbe essere quello di cominciare a coltivare un piccolo orto con tutti i "semplici" che possono servire al nostro laboratorio stregonesco, anche solo per impreziosire la nostra cucina o per arricchire la nostra conoscenza in fatto di tisane depurative.
Un aspetto che a noi piace prendere in considerazione è quello di simboleggiare nei semi e nelle piantine che andremo ad interrare tutti i propositi che ci siamo prefissi, cosicché piantandole sarà come allacciare i nostri desideri alla Terra e in un certo qual modo farli arrivare tra le amorevoli braccia degli Dei.

Calendimaggio (Notte del 30 aprile su 1 maggio) - La porta sottile della fertilità
Terra di luce, cielo di terra. La stregheria, quella vera, ha le mani sporche di terra, ed è soprattutto con questa festa che ne celebriamo la fertilità. Il rituale del sabba non deve servire solo per l'elevazione spirituale, ma anche per la richiesta e la celebrazione dei beni e dell'abbondanza che la terra ci offre. La magia, a nostro parere, non scaturisce da un'oretta di meditazione ma ha profonde radici agresti.
I rituali popolari del Maggio propiziavano la riconciliazione con il pieno rifiorire della natura, con la vitalità e la passione umana, ma erano necessari innanzitutto per favorire l'abbondanza delle messi, la rigenerazione naturale e la fertilità del terreno. Per la strega questo è anche il momento in cui è giusto abbandonare le difficoltà affrontate nella fase oscura, per riuscire a purificarsi completamente ed aprirsi alla vita.
Mentre Calenda segna l'inizio dell'inverno e della metà oscura dell'Anno, Calendimaggio rappresenta il momento di transizione dalla prima alla seconda metà dell'Anno, quella luminosa. La parola stessa Beltane, tradotta dal gaelico, significa "i fuochi di Bel" questa festa era infatti celebrata in onore del Dio Bel ( Beil o Belenos) il grande Dio della Luce e simboleggiava la vittoria della luce sulle tenebre.
Calendimaggio, come Calenda, è un momento particolare, in cui il nostro mondo e gli altri mondi si incrociano, donandoci la possibilità di entrare in contatto con spiriti e Fate. Pianta sacra di questa festa è infatti il Biancospino, strettamente connesso al mondo delle Fate che, secondo la leggenda, abiterebbero nella pianta stessa. Il Biancospino è l'albero della speranza, del piacere e della protezione; il tabù che proibiva di tagliarne i rami e di portarli in casa era annullato tradizionalmente alla vigilia di maggio.
I falò rituali venivano accesi a coppie rappresentando la congiunzione maschile e femminile e propiziando la fertilità, la "coniunctio". Emblema di questi incroci fra i mondi e dell' unione fra maschile e femminile, è la croce decussata, cioè la X, due triangoli aperti, uno sopra l'altro, simboleggianti lo scambio e l'apertura tra le dimensioni che avviene in questo sabba. Ma la X rappresenta anche la moltiplicazione e quindi la fertilità, i semi piantati a calenda sono diventati alberi bellissimi che adesso si ricoprono di frutti. Usanza diffusissima era quella di portare nelle piazza del villaggio un grande albero (di chiara simbologia fallica) e di adornarlo con i frutti della terra.
L'appendere frutti e vivande era un gesto di ringraziamento alla divinità, ma era anche basato sul concetto di magia simpatica, a cui teneva molto il contadino, per il quale il simile produce il simile. Queste tradizioni derivavano con ogni probabilità dall'area nordico-celtica dove il culto arboreo era molto diffuso, ma le ritroviamo anche nelle tradizioni romane dei floralia quando nei calendi di maggio, dopo aver ballato e cantato, si propiziava l'abbondanza con rituali a sfondo orgiastico.
L'albero dell'anno precedente veniva bruciato danzando e "facendo il giro tre volte verso sud"; i campi venivano cosparsi di queste ceneri che avevano valore esorcizzante e fertilizzante Portare l'albero all'interno del paese era un modo per portare a tutti lo spirito che vi risiedeva e farlo diffondere nel villaggio assicurando la prosperità e la rinascita. In seguito a questo spirito arboreo venne dato un aspetto antropico, che riscontriamo in figure come Pan e Priapo, sovente rappresentati con volto umano e attributi agresti, o con grandi falli a simboleggiare la loro natura fecondatrice e vitalizzante. Da queste rappresentazioni presero vita alcune tradizioni tutt'ora espletate in Italia, in cui lo Spirito Silvano, personificato con bambole e pupazzi, viene arso nei falò simboleggiando la natura che muore per poter rinascere (e non il successivo significato cristiano di purificazione dal male).
L'uso di accendere i falò, saltarli o condurre il bestiame tra le fiamme era comune in tutta Europa, come le gare di corsa con le torce accese nei campi e nei pascoli. Il fuoco quindi sia sottoforma di falò che di torcia o di cenere è un mezzo che assicura la prosperità agli uomini, ai campi e agli animali, propiziando la crescita e la fertilità ma anche allontanando pericoli e calamità. Anche oggi la preghiera è così viva: la regina di maggio, adornata di corone di biancospino, e il panico signore dei boschi saltano sul fuoco benedicendo con amore e spirito creativo. E anche oggi a Calendimaggio i fuochi scaldano la pelle delle streghe, i cuori di seta si riempiono di luci, si danza senza posa e negli occhi ride l'arte di amare.

Le Erbe (Notte del 20 su 21 giugno) - La massima luce
Il Solstizio è la massima apoteosi della Luce sulla terra di mezzo, è una notte carica di energie che provengono da secoli di tradizione, è un passaggio che ci porta dal predominio Lunare a quello Solare che sarà celebrato con la festa del Raccolto (le nozze del Sole con la Luna). Solstizio deriva dal latino solstat, "il sole si ferma". Il fenomeno del "Sole che sosta" o del "Sole che fa i salti", è sempre stato osservato e feste in questo periodo risalgono ai babilonesi.
Come tutti i giorni di cambiamento, era considerato critico, di passaggio, servivano riti per esorcizzare la paura. Inoltre proprio in questo stato fra crescita e declino solare troviamo le condizioni ideali per la divinazione. Nell'antica Grecia i due Solstizi erano chiamati Porte: porta degli Dei il solstizio invernale e porta degli uomini quello estivo. La porta degli uomini è rivolta a Borea cioè a nord, mentre la porta degli dei è volta a Noto cioè a sud: effettivamente nel solstizio estivo il sole è a nord dell'equatore celeste, nel solstizio invernale a sud.
I solstizi, dunque, erano un confine tra il mondo spazio-tempo degli umani e l'atemporalità degli Dei. Nella tradizione romana, il Custode delle porte solstiziali era il dio Giano bifronte (oggi nel calendario troviamo al suo posto i due San Giovanni (Janus-Joannes). Era festeggiato ai due Solstizi ed era rappresentato con due volti, uno barbuto e l'altro giovanile o femminile a secondo delle interpretazioni. Giano rappresenta l'iniziatore, colui che ruotando sulla sua terza faccia invisibile, cioè l'asse del mondo, conduce alle due Porte Solstiziali, quindi suo è il compito di accompagnare il passaggio da uno stato all'altro.
Nella notte del solstizio spesso si usava innalzare un'immagine o un simbolo di Giano all'ingresso principale della casa, per metterla sotto la protezione del dio. Quella porta diveniva la Janua Foris, ovvero la porta di Giano. Sempre a proposito di porte, fino a qualche decennio fa, nelle zone di campagna era ancora diffusa l'usanza a san Giovanni (24 giugno) di mettere davanti o dietro l'entrata di casa una scopa di saggina; secondo la tradizione avrebbe tenuto lontane le streghe, le quali, per sortilegio, avrebbero dovuto contarne i fili. Da qui c'è chi avanza l'ipotesi che Janara derivi dal latino "ianua" (porta), ma personalmente siamo più convinti che derivi da "dianara", cioè seguace di Diana.
Ed era proprio nella notte del 24 Giugno che le dianare (dominae nocturnae) della Societas Dianae (compagnia, corteo di Diana) erano solite svolgere la più importante riunione dell'anno sotto le fronde del famoso Noce di Benevento.
Nel 1749 Girolamo Tartarotti, nel suo "Congresso Notturno delle Lammie", sosteneva che "niente era più rinomato in Italia del Noce di Benevento, credendosi comunemente dal popolino che ivi ci fosse veramente il maggior concorso di Streghe". La notte di san Giovanni quindi, fin dal medioevo, è legata al noce e ai suoi frutti che in molte zone d'Italia è ancora usanza raccogliere proprio in questa data, percuotendo i rami con grosse pertiche (mai con strumenti di metallo), a piedi nudi, per beneficiare fino in fondo della miracolosa rugiada ovvero per un nocino dalle magiche virtù.
L'albero del noce, come la quercia sacra dei druidi, rappresenta la congiunzione fra cielo e terra, il ponte o la porta fra le dimensioni che nella notte del Solstizio diviene sottile e penetrabile. Ecco un esempio di come una semplice usanza popolare riveli contenere antichissime conoscenze. Questa notte di "mezza estate" è sicuramente la più ricca di leggende, di tradizioni, di rituali misteriosi, un momento straordinario per ritrovare negli antichi racconti e usanze quanto di più suggestivo ci può dare l'Anno magico. Per prevedere il futuro, sotto il guanciale venivano messe le cosiddette "erbe di San Giovanni", legate in mazzetto in numero di nove ma di qualità varianti da paese a paese. Indispensabile era l'iperico. Scrive Fattori, in "Feste Pagane": "L'usanza antica di certe donne di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui le donne andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso compiendo danze cavalcando bastoni o manici di scopa".
Le erbe più note e ricercate della notte di San Giovanni sono l'iperico chiamato anche scacciadiavoli, considerato un anti-malocchio, l'artemisia detta anche assenzio volgare, consacrata a Diana, la verbena simbolo di pace e di prosperità, e il ribes i cui frutti rossi proteggono dai malefici. Se invece si desiderano molti quattrini, a mezzanotte si dovrebbe cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa.
Altra tradizione comune a culture diverse è il "comparatico" di San Giovanni. Se ci si lega simbolicamente, anche tra persone di sesso diverso, il 24 giugno, si resta spiritualmente legati per tutta la vita: compari e comari. Questa usanza pare derivare direttamente dal culto dei "giardini di Adone",divinità della vegetazione, ed in particolare del grano. Si trattava di cestini o vasi, riempiti di terra, nei quali le donne seminavano frumento, orzo e fiori che curavano poi per otto giorni.
Grazie al calore del sole le piantine germogliavano ma non avendo messo radici altrettanto in fretta sfiorivano; i recipienti venivano così portati via con i resti del dio Adone e gettati in mare o nelle sorgenti. Anticamente questi erano incantesimi per favorire la ripresa della vegetazione, così come il grano cresceva rapidamente nei vasi sarebbe cresciuto nei campi.
In Sardegna, ci segnala l'antropologo Frazer nei primi decenni del novecento, c'era ancora l'usanza di piantare questi giardini in occasione della festa di mezz'estate. Alla fine di maggio le ragazze confezionavano vasi con la corteccia del sughero, lo riempivano di terra e vi seminavano grano oppure orzo. Le piantine venivano curate fino alla vigilia di San Giovanni, quando erano gia abbastanza alte. Il vaso, chiamato "erne" il 24 giugno veniva rotto nel mezzo della festa in cui tutti mangiavano e ballavano al suono dei flauti. Si mischiava quindi il vino in una coppa di legno che veniva fatta girare fra i presenti seduti in circolo intonando un canto: "compare e comare di San Giovanni" a suon di musica.
In altre zone d'Italia alla vigilia di questa festa si mettono ancora sulle finestre vasi di grano decorati con una bambolina o una figura priapica di pasta di pane. C'era chi, sul davanzale della finestra, esponeva un boccale di vetro colmo d'acqua in cui aveva versato una chiara d'uovo. All'alba venivano tratti gli auspici a seconda della forma che la chiara nel frattempo aveva assunto. La ragazza che voleva conoscere il futuro amoroso, riempiva la caraffa con acqua attinta da ben sette fontane. Due, e non più, le cucchiaiate di quel liquido. Le interessate, al mattino, vi potevano scorgere (attraverso la chiara d'uovo) le fattezze del futuro marito.
Il nocino, gli infusi, la rugiada, le erbe raccolte in queste notti da bruciare sui falò, sono carichi di grande energie che provengono dalla tradizione, contengono ancora le antiche virtù e queste non spariranno solo perché qualcuno ha deciso che così dovrebbe essere, poiché sono fatte di simboli autentici, di antica magia, quella ciclica che mai svanirà.
Ancora una volta quindi cammineremo scalzi sui prati perché la "guazza", rugiada della notte, era considerata un farmaco potente di purificazione e raccoglieremo 24 spighe di grano che, se custodite gelosamente, porteranno fortuna, una sorta di bagno nell'acqua odorosa di fiori di campo come camomilla, margherite, melissa o ginestre, perché in questa mirabile notte si possono trovare tesori nascosti e acque di lunga vita. Ed ora si apriranno ancora una volta le porte solstiziali, ancora oggi, come nei secoli scorsi, qualcuno apre ciò che nessuno può chiudere e chiude ciò che nessuno può aprire. Apritevi alla notte e ai misteri per riempirvi così di rugiada immortale.

Il Raccolto (Notte del 31 luglio su 1 agosto) - Il calore del grano
Il sabba del Raccolto è un importante traguardo sul piano evolutivo personale, per consolidare i nuovi frutti raccolti dentro ciascuno di noi. Lo scopo è quello di evitare la ripetizione del dolore venuto dagli "errori", questo non comporta l'eliminazione del ricordo bensì la rielaborazione per ottenere un consolidamento dei risultati di crescita ottenuti durante l'anno. Tutto ciò significa anche conoscere meglio una parte di se stessi ed iniziare ad avere coscienza degli schemi di comportamento che ci sono stati inculcati fin dalla nascita e che ci hanno fatto soffrire. Un raccolto nel bene e nel male per poter risvegliare le nostre facoltà.
Dal punto di vista astrologico Lammas segna il confine fra il segno del Cancro e il segno del Leone, di conseguenza è il punto di giunzione fra il domicilio lunare e quello solare. Così nelle antiche culture magiche e nei riti popolari ritroviamo il connubio tra il Sole e la Luna. Nella tradizione celtica, per esempio, questo sabba prende il nome di Lughnasadh, ovvero le nozze del Dio solare Lugh con la mortale Erinn, che altro non era che la reincarnazione della Grande Madre (l'Irlanda stessa in alcune leggende). Comunque il concetto essenziale trasposto il leggenda popolare è sempre quello dell'unione dei contrari, di Sole e Luna.
Anche nell'antico Egitto, culla dell'esoterismo, erano giorni importanti, i cosiddetti "Giorni della Canicola", quando Sothis (Sirio) immagine nel cielo della Dea Iside, luminosa stella del cane maggiore (Anubis) scortava il Sole nel segno del Leone, celebrando le nozze celesti di Iside ed Osiride. Quest'ultimo Dio era concepito quindi come l'energia creativa, divinità della vegetazione che favoriva un buon raccolto.
Ma oltre tutti i miti legati a questa festa, che sarebbe davvero impossibile descrivere nella loro completezza in questa sede, vogliamo porre l'accento su ciò che davvero riempie il nostro cuore di streghe, più di ogni pomposo inno omerico o complicata mitologia classica, ad esempio il ricordo dello sguardo maestoso della nonna, che con le ceste sulla testa, si avviava verso il campo per poter presenziare come Padrona della mietitura di mezzogiorno. Immagini come questa ci emozionano ancora e ci riportano alle nostrane tradizioni agresti (vox populi, vox dei, dice il proverbio).
Le usanze legate al Raccolto sono numerose e diffuse in tutto il mondo. Nell'area mediterranea ed europea la mietitura è intesa come la sacra rappresentazione della morte rituale, per mezzo di ferimento e uccisione, della vegetazione cereale. Così era la celebrazione dei Misteri Eleusini che, partendo dalla spiga recisa, rinnovava, con una serie di pratiche simboliche, la rinascita ciclica.
Al Raccolto, quando le spighe ondeggiano al vento, i contadini usavano cantare "sta arrivando la Madre del Grano" oppure dicevano "la Madre del Grano sta passando fra le spighe. A seconda del raccolto si usavano anche i termini Madre dell'orzo o Madre della segale. Spesso veniva simboleggiata con una bambolina vestita di bianco realizzata con l'ultimo covone che veniva portata fra i campi per fertilizzarli e propiziare un successivo buon raccolto.
La Madre del Grano, identificata con Demetra, possedeva un ruolo importante nelle usanze della mietitura. Nella tradizione di molte regioni si credeva di trovarla nell'ultimo fascio di spighe non mietute rimaste sul campo, e che tagliando queste la si facesse scappare o la si uccidesse. Per questo motivo l'ultimo covone veniva portato a casa e onorato come una divinità. Era successivamente posto nel granaio auspicando che al momento della trebbiatura riapparisse.
Nella tradizione stregonesca viene data rilevante importanza agli spiriti Elementali che contraddistinguono virtù di erbe, fiori e piante. Quindi possiamo facilmente correlare l'idea di uno "spirito elementare del grano" con l'usanza di non tagliare le ultime spighe nel campo (un po' come per la tradizione di lasciare l'ultimo pomo del raccolto attaccato al ramo del suo albero, affinché "l'Uomo del melo" possa cibarsene e assicurare un buon raccolto futuro).
Non possiamo evitare di citare inoltre la consuetudine dei contadini di gridare lodi, nelle quali piangevano la morte di un amante, ne rammentavano le gesta eroiche e ne auspicavano il ritorno dall'oltretomba.
Allacciandoci invece alle tradizioni dei Fenici, troviamo gli Ailinos o, infine, per quanto riguarda i Frigi, Lityerse, in questo caso identificando il canto con il giovane figlio del Re Mida ucciso sul campo da una squadra di mietitori. E da qui, nelle notti fragranti di paglia e di fuochi, continuiamo ad innalzare i nostri canti di morte, rinascita ed amore, trattenendo in noi i doni del raccolto e della trasformazione.

Secunda (Notte del 22 su 23 settembre) - Il crepuscolo
Ancora una volta nel ciclo evolutivo della Ruota delle streghe, notte e giorno si equivalgono per effetto del passaggio equinoziale solare sull'emisfero meridionale della volta astronomica e ora, secondo la credenza stregonesca, Splendor precipita negli inferi lasciando alle tenebre il compito di sovrastare la luce. Secunda è un momento critico e di passaggio, forte e significativo come tutti i momenti sabbatici ma a maggior ragione in questo periodo, vicini come siamo alla festività di Calenda, quando le porte tra il mondo visibile e quello invisibile si assottigliano.
Le nostre ave lo proponevano come periodo propizio ai riti misterici, tanto che gli antichi celebravano Mithra, signore e animatore del cosmo. Esiste un parallelismo mitologico nel quale Mithra era visto come intercessore fra gli Dei e gli esseri mortali, così come il momento equinoziale era mediatore tra i due stadi dell'anno stregone. Secunda era il periodo in cui si svolgevano i Grandi Misteri eleusini, ritualistiche sacre in cui il grano aveva un marcato simbolismo spirituale, momento culmine durante il quale si celebrava il mito di Demetra e Persefone, porta d'accesso al grande culto per gli iniziati.
Secondo il mito in settembre Persefone discende con Ade negli inferi e lì si vedrà costretta a sostare ogni anno per tre mesi, periodo durante il quale la terra si priverà della fruttificazione concessa da Demetra e su cui calerà il freddo manto dell'inverno. Nei paesi anglosassoni Secunda viene chiamata Michaelmas in quanto Michael è l'arcangelo di fuoco e di luce secondo l'iconografia cristiana e viene contrapposto da sempre al suo gemello Splendor (Lucifero). Nella Tradizione Secunda è il completamento spirituale del raccolto cominciato a Lammas; uva e verbena sono i simboli magici di questa festa di transizione, tanto che nell'antichità si celebrava in questo periodo il culto di Dionisio, il Dio del vino e dell'ebbrezza.
Troviamo parallelismi tra i miti divini dell'età classica e la tradizione celtica, in quanto Secunda era chiamata dai popoli nordici Mabon, in onore del Dio della flora e dei raccolti, figlio della Grande Dea Madre. Poiché anch'egli venne rapito appena dopo la sua nascita e liberato successivamente da Artù, possiamo notare l'equivalenza con il culto di Persefone. In entrambi i casi infatti la simbologia è evidente: i frutti della terra rimangono "celati" per un determinato lasso temporale per poi tornare alla luce fruttificando successivamente. La Grande Dea Madre quindi si presenta a Primiera (equinozio di primavera) sotto una veste totalmente iniziatica, mentre a Secunda (equinozio d'autunno) assume un aspetto placido e d'attesa, l'identica tranquillità statica che gli iniziati assaporavano dopo le spossatezze di una vita. Secunda viene vista dunque dalle streghe come periodo consapevole di una rinascita successiva proiettata ad una condizione vitale differente e prossima.
Entrambe le feste equinoziali sono periodi di operatività latente o addirittura immobile, durante i quali noi streghe mutiamo le nostre cadenze energetiche, in attesa di agganciarci sia fisicamente che spiritualmente ad uno stadio prossimo completamente differente da quello vissuto durante la stagione solare. E' un periodo prevalentemente riflessivo durante il quale possiamo celebrare rendendo grazie agli Dei per averci donato i loro frutti terreni e per le esperienze umane e spirituali che ci hanno concesso di vivere. E' senza dubbio un'occasione eccellente per contemplare ed approfondire le esperienze esoteriche che abbiamo avuto durante il corso dell'anno, magari prendendo spunto per analizzarle ed esaminare ogni singolo istante della crescita del nostro cammino, per poi arrivare psicologicamente preparati a Calenda per trarre le conseguenze definitive della nostra situazione stregona.

Pallas - Il Plenilunio – Ogni 28 giorni circa
Il pallido cerchio argenteo della Luna da milioni di anni seguita ad illuminare le nostre oscure nottate, lenendo le ataviche paure con la sua discreta e fievole luce. Per questo motivo la Luna, come del resto è accaduto all'astro diurno, col tempo ha assimilato un valore divino, venerabile nella sua pienezza.
Da un punto di vista storico-mitologico sul luminare notturno troviamo parallelismi in diverse tradizioni e religioni. Nell'antica Grecia le fasi lunari erano congiunte a varie divinità femminili, la fase crescente dell'astro ad esempio era correlata al periodo adolescenziale della vita della donna, ovvero ad Artemide, dea della natura e della caccia, bellissima fanciulla e prossima donna ma ancora stabile nella sua espressione più acerba. Al Plenilunio, istante in cui in natura tutto giunge a compimento, i Greci associavano la figura della donna feconda e matura, Demetra e Selene/Persefone, fusione di madre figlia.
Troviamo invece riferimenti ad Ecate, la più avvincente e temuta delle dee lunari, nella sua fase calante e nuova dove rappresentava la vecchiezza, la grande saggezza matriarcale, che aveva il compito di eclissarsi e visibilmente scomparire per poi riprendere gradualmente, a spicchi, tutto il suo vigore e generare nuovamente la vita con un nuovo ciclo.
Chiamata Astarte dai Fenici, Artemide dai Greci, Kali dagli Indiani, Ishtar dai Babilonesi, Iside dagli Egizi, la Luna ha da sempre rappresentato ideologicamente la nascita e la morte, a seconda della fase in cui la si immaginava. Facendo un salto cronologico di parecchi secoli, a Roma la Luna era rappresentata da Diana, fedele raffigurazione dell'Artemide greca, con dei tratti iconografici caratteristici che si trascinerà a presso fino alle porte del Rinascimento.
E' possibile che a causa del nostro frenetico modo di vivere attuale ci risulti difficoltoso percepire il magnetismo che la Luna esercita sull'esistenza di ogni essere vivente, ma essa tuttavia agisce con forza e in maniera tangibile in particolar modo quando raggiunge il suo massimo grado di visibilità nella volta celeste. Il Plenilunio ha luogo mensilmente, ad una distanza dal successivo di circa 28 giorni (periodo di rivoluzione), con un influsso magico che dura pressappoco 72 ore dal suo evento culmine.
La strega è in stretta connessione con l'astro lunare ed è in grado di sfruttarne le caratteristiche benefiche e venefiche a seconda dell'esigenza ritualistica, al fine cioè di potenziare le proprie operazioni di inoltro o di bando conformemente alla fase astronomica in cui la Luna si trova al momento dell'azione magica. Nell'occultismo moderno la Luna governa l'elemento Acqua, gli Spiriti Elementali Ondine, il cardinale Ovest, il colore bianco, la stagione invernale, la Mezzanotte.
Oltre ad essere il lasso di tempo ideale per colloquiare in maniera elevata con la divinità femminile, il Plenilunio solitamente è il periodo magico che le streghe operanti in gruppo attendono per l'organizzazione della congrega, per l'ammissione di un nuovo appartenente al gruppo, per aggiornare gerarchicamente le fila del proprio insieme magico, anche soltanto un momento intimo nel quale confrontarsi ed interscambiare. Per l'efficacia delle nostre ritualistiche sarebbe bene attenersi a quello che i vari calendari lunari indicano come momento fausto, ovvero lo stabilire con precisione l'istante in cui l'influsso lunare è al massimo della sua potenza attiva, la "dimora" e l'ora magica appropriata a seconda del tipo di operazione che stiamo per effettuare.
Tenendo a mente che la Stregheria rimane una "scienza bassa" e non fabbisogna di complessi calcoli matematici, ci basti comunque sapere che risulta essenziale operare con la fase lunare "giusta", cioè utilizzare la fase crescente della Luna per tutte le operazioni volte all'attrazione (con il culmine magico durante il Plenilunio) e servirsi invece della parte "oscura", quindi calante (con il culmine magico durante il Novilunio) per tutte le operazioni volte al bando.


[SM=x1200604]



Tratto da "Il Sabba italiano" di Sheanan e ArdathLili e da www.cortescontenti.it








I am a strong woman, i am a story woman, i am a healer, and my soul will never die..





Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:51. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com